Quali competenze per quale scuola? Il pensiero OPPI

[…] Ritrovare il senso della Scuola, oltre la crisi attuale, è possibile, avendo chiarezza dei vincoli normativi e degli spazi discrezionali con cui dare vita a un progetto formativo fondato sulla libertà e sulla responsabilità delle comunità e degli individui. Abbiamo per questo uno strumento da riscoprire e rivitalizzare: l’autonomia scolastica regolata dal DPR n. 275 del 1999. Articolo per articolo c’è tutto quanto un dirigente scolastico e un Collegio docenti possano desiderare: «autonomia didattica e organizzativa, di ricerca, di sperimentazione e sviluppo» (capo II). E vi si parla anche di competenze.
Nel corso degli anni però, con la diminuzione graduale delle risorse finanziarie che sostenevano il POF (Piano dell’Offerta Formativa) e il piano di aggiornamento da esso previsto, l’autonomia scolastica si è rivelata sempre più una scatola vuota decorata da belle etichette. Lo sforzo delle scuole di riempirla di contenuti è stato ed è tuttora lodevole, ma spesso si scontra con la realtà di un corpo docente sempre meno disposto ai cambiamenti perché non incentivato sul piano economico, né sostenuto dalla percezione del riconoscimento sociale del proprio ruolo.
Nonostante tutto, siamo persuasi che la didattica rivolta alle competenze rappresenti una reale occasione di rinnovamento, che passa proprio attraverso la valorizzazione delle risorse interne della Scuola italiana. Ma a una condizione imprescindibile: la non subalternità della formazione rispetto alle richieste della produttività. Vogliamo una scuola come luogo di formazione di intelligenze libere, capaci di pensare criticamente e di «sentire» i cambiamenti storici e sociali, e rifiutiamo l’idea di una scuola puramente strumentale ed efficientista, preoccupata più delle spese da sostenere che non della qualità del capitale umano e del benessere delle persone che forma.
Lo scopo della formazione è infatti quello di attivare relazioni e strategie per stimolare, alimentare, consolidare la responsabilità e la libertà del soggetto e fornirgli così gli strumenti intellettuali di base che gli consentono di rispondere alle sempre mutevoli «esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale
e, più in generale, alle più diverse sollecitazioni che provengono dal mondo della cultura, dell’economia, della politica e che non possono essere pregiudizialmente respinte. L’efficacia che l’Europa ci chiede, ad esempio, non è contraria alla libertà e l’obiettivo di formare un cittadino capace di risolvere problemi e adattarsi a situazioni nuove, certamente funzionale alle esigenze della società in tutte le sue articolazioni, è strettamente connesso con la scuola del pensiero critico.
Se, come crediamo, gli insegnanti possono accettare la sfida della didattica per competenze come un’opportunità è perché pensiamo alla persona competente come a una persona riflessiva e creativa, aperta al nuovo e all’imprevisto, capace di confrontarsi con gli altri, protagonista consapevole del proprio percorso di apprendimento professionale e del proprio progetto di vita. […]
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